Inverno. Parecchi irriducibili tengono duro ed escono su strada, qualcuno si è dato a MTB, Gravel o Ciclocross, altri rullano, altri ancora sono all’ingrasso.
Io più che altro esco in MTB, fortunato ad essere circondato da boschi. La domanda più frequente di amici e conoscenti è:” Ma non hai paura dei cinghiali?”. E io rispondo sempre con un’altra domanda: “Ma secondo te qual è l’animale più pericoloso che puoi incontrare in un bosco?” (Almeno nelle mie zone, dove l’orso e il lupo non sono autoctoni).
Effettivamente la questione cinghiali è stata molto dibattuta dalla cronaca locale e nazionale, e altrettanto effettivamente mai come quest’anno ne ho incontrati durante le mie uscite. Ma la risposta è no, non ho paura dei cinghiali. I cinghiali tendenzialmente scappano e, nonostante i numerosi avvistamenti, l’unico ciclista ferito in zona, almeno per mia conoscenza, è stato investito da un animale che stava attraversando la strada a manetta.
Nel bosco ho incontrato cervi, cerbiatti, cinghiali, caprioli, scoiattoli, serpenti, volpi, tassi, uccelli e insetti di ogni forma e colore e altri animali che non erano presenti nel mio vecchio libro di Folco Pratesi e che non sono stato in grado di riconoscere. Nessuno di questi, a parte qualche maledetta zanzara, mi ha mai fatto del male.
Ora gli animalisti tra voi staranno tirando un sospiro di sollievo, ma solo perché non hanno ancora letto la seconda parte.
Torniamo ai poveri cinghiali. Nei rarissimi casi in cui hanno attaccato, c’è stranamente sempre la presenza di un cane sulla scena del crimine. La scena più probabile, secondo il mio punto di vista, è che il cane va a rompere le scatole al cinghiale ed esso attacca cane e padrone.
Per esperienza, l’animale più pericoloso che ho incontrato nei boschi è il cane. Non i cani selvatici, che praticamente qui da me non esistono, ma i cani con padrone. Il consiglio è:” State attenti ai maledetti cani di maledetti padroni”.
Solo negli ultimi mesi ho subito tre attacchi; in due casi pedalavo, una volta in Pinetina e una volta in Spina Verde, su sentiero regolarmente segnato, in prossimità di una fattoria. Il cancello era stato lasciato aperto e il cane mi ha inseguito ringhiando. Dei padroni neppure l’ombra.
Giovedì scorso, invece, in zona Villa Guardia, un cane mi ha inseguito abbaiando sotto gli occhi del padrone che non ha mosso un muscolo. A differenza delle prime due occasioni dove avevo un leggero vantaggio e son riuscito a seminarli, qui ho dovuto fermarmi e schermarmi con la bici. Solo dopo aver urlato il padrone l’ha richiamato a sé come se niente fosse.
Lo ammetto, i cani non mi sono mai stati simpatici, ma non ne ho mai avuto paura. Fino a quando, e questo è successo pochi anni fa, un cane mi ha attaccato e morsicato a una gamba. Ero nel Parco del Lura, a Guanzate, sempre in bicicletta, sempre su un sentiero segnato. Era un cane di piccola taglia e non mi ha di certo sbranato, ma da quel momento ogni volta che incontro un cane ho paura e cerco subito un contatto con il padrone, ponendo come un mantra la stessa domanda fatidica: “Mi mangia?”
Nella stragrande maggioranza delle occasioni il padrone anticipa i problemi, chiama il cane e lo tiene. Ma purtroppo non è sempre così.
Io non mi sognerei mai di chiedere, sebbene credo sia già obbligatorio, di tenere un cane al guinzaglio in un bosco, tantomeno con la museruola. I cani nei boschi devono poter correre e divertirsi. Ma chiedo ai padroni di tenerli d’occhio e di essere sempre pronti a intervenire. E chiedo ai fattori di tenere chiusi i cancelli, soprattutto se hanno educato i propri cani a fare la guardia.
Lo so che un certo popolo del web preferirebbe vedere un ciclista terrorizzato e ferito piuttosto che un cane triste, ma ricordo a questa categoria che nei boschi, oltre a noi ciclisti, ci sono anche le famiglie con i bambini.