Mentre il mondo discute sul ruolo dello sport nel l’insegnamento dell’etica alle generazioni presenti e future, una delle squadre di ciclismo più forti, ricche e influenti, l’olandese Jumbo Visma di Vingegaard, Roglic e Van Aert, ne combina un’altra delle sue.
Ieri si è corsa la tappa regina del Giro di Romandia, una delle corse di una settimana più importanti del circuito World Tour.
Tobias Foss, campione del mondo a cronometro e bel corridore della Jumbo, era terzo in classifica a pochi secondo dal leader Ayuso.
E Tobias non è partito.
“Visto che la tappa è difficile, in salita e piove, non vogliamo prenderci rischi in via precauzionale per il Giro d’Italia”.
Così hanno cianciato dall’Olanda, come se fosse la cosa più semplice, evidente e ovvia del mondo.
Ma stiamo scherzando?
Con un colpo di spugna state togliendo alla corsa e agli spettatori una parte di spettacolo e state privando un ragazzo della possibilità di vincere la corsa più importante della sua vita.
Foss al Giro, tra l’altro, ci va come gregario, neppure da capitano. Ma non è neppure questo il punto.
Il punto è che sta roba fa veramente schifo.
Bisogna rispettare le competizioni, gli avversari, gli organizzatori, il pubblico, gli sponsor e anche gli scommettitori. Lo si deve fare dalla corsa del paese fino al Tour del France.
Questo è lo sport. Punto.
Il problema della Jumbo non è Roglic che supera Mader negli ultimi 30 metri della Parigi Nizza (graffiti), ma è l’abitudine a fare queste schifezze.