Questa frase non è stata rivolta a un coraggioso giornalista di guerra avvicinatosi al fronte per scattare l’immagine migliore e neppure a ignari turisti che passeggiavano ingenuamente in un malfamato quartiere dove impazzava una faida tra bande rivali.
L’hanno detta a me, mio fratello e due signore mentre percorrevamo, sabato mattina, un sentiero che da Civiglio porta alla baita Bondella. Un percorso semplice, frequentato anche da famiglie con bambini.
Ci sta una doverosa premessa: io non sopporto gli ipocriti e faccio di tutto per non far parte della categoria; sono un carnivoro incallito, da giovane mi piaceva pescare e quindi non mi permetto di giudicare l’attività della caccia e chi la pratica.
Vado per boschi da decenni e le volte che ho incontrato un cacciatore si contano sulle dita di una mano. Ma in questi ultimi mesi, credo a causa dell’apertura delle battute di caccia al cinghiale, la musica è cambiata. Mentre spingevo la mia bicicletta (percorso troppo accidentato per le mie capacità) intorno a me era tutto un guaire di cani ed esplodere di colpi di fucile. Alcuni cacciatori presidiavano i bordi del sentiero. Uno di questi accompagnava suo figlio, un bambino che avrà avuto circa 10 anni. Mentre io proseguivo silenziosamente, una delle due signore che casualmente si trovavano con noi in quel periodo, ha iniziato a lamentarsi del potenziale pericolo e del fatto che qualcuno portasse i bambini a caccia.
Poco distante, appostato dietro un albero, un altro cacciatore, anziano con dei baffoni, ha sentito le lamentele e ha iniziato ad apostrofare la signora: “Siamo autorizzati e ci sono i cartelli.” – “Quali cartelli?” Ha ribattuto lei. Effettivamente neppure noi li avevamo visti.
È iniziato un diverbio in cui il cacciatore rivendicava la legittimità della battuta e la signora, ora coadiuvata da mio fratello, avanzava dubbi sulla sicurezza. Già qualche settimana fa mi era capitata una cosa simile, dopodiché avevo chiamato un mio amico cacciatore per farmi spiegare normative e limitazioni. Così su due piedi credo avesse ragione il cacciatore, per quanto la cosa possa sembrare strana, e quindi me ne stavo in disparte.
Almeno finché non ho sentito questa frase, pronunciata con arroganza e accompagnata col gesto delle braccia allargate: “Siete in mezzo a una battuta di caccia, una pallottola potete anche prendervela.”
“Che cosa scusi?”. Non ce l’ho fatta a trattenermi, ma solo l’idea di giustificare che una pallottola possa colpire qualcuno che sta passeggiando su un sentiero l’ho trovata agghiacciante e significativa della superficialità con la quale qualcuno preme il grilletto. Io, che vado nei boschi per evitare di stare in mezzo ad automobili e inquinamento, devo rassegnarmi al fatto che un cacciatore possa uccidermi scambiandomi per un cinghiale? O, peggio, che possa sparare alle mie bimbe?
Da oggi ho un po’ più paura dei cacciatori.