Automobilisti, avete vinto. Ce l’avete fatta, mi ritiro da questa guerra impari che combatto da troppi anni e alla quale sono miracolosamente sopravvissuto illeso. Aggiungerò, anzi ho già aggiunto, la mia auto alle vostre che raggiungono il posto di lavoro e ho ridimensionato a poche eccezioni in sicurezza le mie uscite in bici su strada.
Sono stanco di rischiare ogni volta di non tornare a casa.
Stanco di leggere dei vostri omicidi e tentati omicidi.
Stanchissimo di vedervi coalizzati contro noi ciclisti, anche quelli che lottano ancora tra la vita e la morte, nei commenti alle notizie dei vostri investimenti.
Oltre a scrivere, a parlare, a testimoniare, ho partecipato a quantità industriali di discussioni sui social cercando di farvi ragionare, sempre tenendo toni bassi e moderati anche di fronte e pareri abominevoli. Inutilmente.
Ma ora ho perso, sono un ex-giocatore. Da tale, posso togliermi qualche sassolino.
A te, che proprio oggi catalogavi come ‘disattenzione’ stendere un ciclista con lo specchietto. No, caro potenziale omicida, non è una disattenzione, è un crimine. Disattenzione un cazzo, in macchina DEVI stare attento, stronzo.
A te, che scrivi che fai fatica a superarmi e che ti viene voglia di fare il bowling, ottenendo decine di like e di facce che sghignazzano, chiedo: “Ma dove cazzo devi andare? Ti sto facendo perdere tempo? Non me ne frega un cazzo, perché la strada mi appartiene esattamente quanto appartiene a te. Stai lì buono e superi quando hai spazio, come fai con la corriera, con un trattore o con un camion.”
A te, che hai commentato la notizia dell’uomo in bici travolto da una moto con ‘sicuramente non aveva le luci’. Beh, tu non lo sai e dovresti stare zitta, ma le luci le aveva eccome e se ne stava anche tranquillo dalla sua parte della strada. Stava tornando dal lavoro, ma ora è in coma.
Potrei andare avanti a fare esempi, ma sarei logorroico e soprattutto ripetitivo.
Il problema è molto più serio: questi incidenti non sono casuali. Non sono nemmeno incidenti, quindi non chiamiamoli così.
Perché se scrivete ogni giorno che vi sto sulle palle, che dovrei starmene a casa, che sono sempre in mezzo al cazzo e che non rispetto il codice anche se non è vero, allora permettetemi di dubitare della vostra buona fede quando mi passate sopra con il vostro SUV.
E voialtri che magari queste cose non le scrivete ma respirate e corroborate ogni giorno questo odio, vi sentirete giustificati a ignorarci. Ci farete diventare invisibili quasi inconsapevolmente.
E voi che guidate col cellulare, che non ci date la precedenza perché tanto al massimo è un’ammaccatura, che ci superate e poi svoltate immediatamente. Per voi saremo sempre quelli che se la cercano, quindi vi sentite già mezzi perdonati; giusto?
Io quella pagina ‘Odio i ciclisti di merda’ su Facebook, con centinaia di migliaia di fans e like a video dove ci facevamo male, non me la sono mica dimenticata.
No, non sono incidenti questi. È l’ennesima occasione in cui vi sentite più forti perché siete di più e da branco di capre calunniate e distruggete i più deboli.
E per una volta no, non diamo la colpa ai governi, alle piste ciclabili che non ci sono o sono fatte male, alle regole che non vengono fatte rispettare. La colpa è vostra, perché non avete più un’anima.
Perché non c’è bisogno di una cazzo di legge per farvi capire che mi dovete passare lontano quando mi superate.
O che mi dovete dare la precedenza quando già ce l’ho.
Perchè rischiate di ammazzarmi, è evidente.
Basta la vostra coscienza. Ah, non sapete più dove l’avete messa?
Del resto, diciamoci la verità: vogliamo l’ennesima legge? Certo che la vogliamo, per aggiungerla a tutte le altre che non vengono rispettate. Perchè proprio ieri uno di voi ha schiacciato un bambino di 13 anni sulle strisce, l’ha lasciato per terra ed è scappato.
Ma già dimenticavo. Io ho già perso. Vruum vruuum.