Non è l’imprenditoria che manca e non è neppure colpa della Federazione, ma è una semplice questione di marketing: usare il ciclismo per promuoversi in Italia non conviene.
Finchè il ciclista sarà visto dall’opinione pubblica come un fastidioso ostacolo o un esaltato, tutto ciò che ci sarà scritto sulla sua maglietta susciterà sentimenti negativi con inevitabili impatti sul brand.
Non è un caso che ci siano molte squadre World Tour belga, olandesi e francesi, dove il ciclismo è ancora parte della cultura nazionale.
La Mapei non è sparita, ha solo spostato i soldi dal ciclismo al calcio.