Chi si aspetta un post tecnico rimarrà deluso. Del resto, non l’ho mai nascosto, io mi reputo preparato sul lato romantico del ciclismo, mentre su quello scientifico e tecnologico resterò sempre un niubbo. Eppure questa storia è del tutto vera e ha a che fare con entrambe le sfere…
Correva l’anno 1990 e io superai brillantemente gli esami di quinta elementare. Grazie, grazie. Ai quei tempi cavalcavo un rampichino bianco e azzurro da bambini di marca Airolg. Non aveva niente che non andasse, ma i miei amici in cortile mi prendevano in giro perché sostenevano che si leggesse ‘Gloria’ e che quindi fosse una bici da femmina.
Quindi, come premio per il risultato scolastico, chiesi un’altra bicicletta. A mio papà non piaceva buttare via i soldi e rifiutò, perché effettivamente la mia Airolg-Gloria mi andava ancora bene. Ma fui molto insistente e alla fine l’ebbi vinta. O quasi.
Difatti, quando andammo a scegliere la bicicletta al ‘Casartelli’ di Cernobbio, ignorò i mezzi per bambino e mi portò nella zona dove c’erano quelli da adulto. “Sono giganti” obiettai. “Almeno ti dura” replicò. Scelsi una ‘Scott Peak’ di colore arancione/nero. Un oggetto onesto di media gamma di allora, prezzo 700.000 lire. Mi pareva la bici più bella dell’universo, sebbene pochi anni dopo, quando la prestai a mio fratello per salire sul Monte Bisbino, mi disse, testuali parole:” Non so come fai a starmi dietro con questo cancello.” Era una bici robusta, ma pesantissima.
Non la portammo a casa subito. Mio papà voleva farmi una sorpresa che però non riuscì. Il weekend successivo mi svegliai eccitatissimo perché saremmo andati a prenderla. Scesi in cortile e condivisi la gioia con i miei amici. Elisa mi stupì:”Ma è arancione? L’ho vista sulla macchina di tuo papà ieri sera”. Così andai in garage, alzai la saracinesca e la mia fantastica bici era lì che mi aspettava.
Ero felice come un bambino, del resto ero proprio un bambino. Di 10 anni con una bici da adulto e con un leggerissimo problema: non riuscivo neppure a salirci. Ma ero molto tenace: individuai un muretto, saltai sulla bici modello cavallo e partii. Superato il primo problema, ecco subito il secondo: “come faccio a fermarmi?”. Semplice, tornavo allo stesso muretto. Ovviamente non erano consentiti intoppi durante il percorso.
Piano piano crebbi, e con quella bici ne feci di cotte e di crude. Gare in cortile, ci andavo a scuola, poi al campetto con gli amici, poi al quadrato di Tavernola a fare i salti. Da più grandicello iniziarono i giri e le gare per le strade del paese, della provincia, i sentieri. Sono stato sul Bisbino, sul Generoso, al Rifugio Prabello, sul Ghisallo. La usavo per andare a pescare e per portare in giro la morosa. La Scott arancione era parte di me. Quando studiavo all’Università a Milano, la usavo per andare in stazione e poi prendevo il treno.
Un giorno, al ritorno, la mia bici non aveva più sella e canotto. Non capivo per quale motivo, su decine di biciclette presenti, avessero rubato la sella proprio a me. Purtroppo scoprii presto che, chissà come mai, il canotto di quella bici era più stretto di quello standard. Ai tempi Amazon non esisteva e io ero abbastanza pigro. Girai un paio di negozi senza successo e alla fine la mia bici, dopo 22 anni di onorato servizio, fu abbandonata e infine rottamata.
Solo 10 anni dopo decisi di comprare una nuova mountain bike, optando per una modesta Rockrider della Decathlon. Dopo tre mesi avevo a disposizione un ‘check-up gratuito’, che sfruttai per registrare i freni che non frenavano e il cambio che non cambiava. Dopo un solo anno di utilizzo mi si spezzò la catena. La portai al negozio e fui anche rimproverato perché ‘non avevo lubrificato a dovere le parte meccaniche’. Sicuramente il solerte meccanico aveva ragione. Mi cambiò catena e pignoni, sentenziando che, comunque, se usi tanto una bicicletta, più o meno una volta all’anno è un’operazione che va fatta.
Che cosa?
Siete curiosi di sapere quante volte ho portato la mia Scott Peak dal meccanico in 22 anni?Zero.
Quante volte ho cambiato catena e pignoni?
Zero.
Quante volte ho semplicemente pulito e ingrassato la catena?
Zero.
Quante volte ho registrato il cambio?
Zero.
Quante volte mi ha lasciato a piedi in 22 anni?
Zero.
Diamo sempre per scontato che il progresso tecnologico porti solo dei grandi vantaggi ai cicloamatori, ma evidentemente non è così, soprattutto per tutti quei ciclisti che non hanno enormi pretese di prestazioni, ma desiderano una bella bicicletta robusta a manutenzione ridotta. O addirittura zero.