LA PROPOSTA DI FROOME DI ABOLIRE LE BICI DA CRONO È MOLTO INTERESSANTE

Interessante = che suscita interesse e discussione. Non significa che sia corretta.

In seguito al clamoroso incidente di Bernal, che ha centrato un camion fermo a 65km/h rischiando la propria vita, il mondo ciclistico si è concentrato su un fattore non molto discusso fino a quel momento: quanto sono sicure le bici da crono e, soprattutto, la posizione che i corridori assumono?

Quando ho sentito la notizia e visto le immagini del terribile schianto, ho sinceramente pensato che Bernal fosse un tonto. Come si fa a centrare un camion fermo su una strada dritta?

Poi ho letto alcuni articoli scoprendo che con una bici da crono, in posizione raccolta, la visibilità del corridore è di pochissimi metri. Il regolamento certifica che deve essere di 12 metri, che è comunque un’inezia se si pensa che in molti tratti i corridori raggiungono velocità superiori ai 70km/h, ma in realtà molti specialisti dicono che è molto minore, anche di 2-6 metri.

Se poi non sei Ganna o Roglič e sai che devi fare di tutto per perdere il meno possibile dai tuoi rivali, sei portato a estremizzare la posizione aumentando i rischi connessi.

Praticamente è come correre con gli occhi chiusi.

Se questo è già difficile durante una corsa, con strade chiuse e ammiraglia che ti guida con auricolare (il che non vale tra l’altro per tutti i corridori), il problema è maggiore durante gli allenamenti su strade aperte, magari in solitaria.

Fermo restando che è difficile trovare un luogo adatto per allenarsi a cronometro, a meno che non si abiti vicino a un velodromo o a un autodromo, persino corridori specialisti come Roglič, che abita a Montecarlo, devono spostarsi di parecchi km per allenarsi. Conseguentemente, la maggior parte dei corridori, soprattutto delle squadre minori, fa pochissimo allenamento specifico, aumentando ancora il già netto divario con i più forti.

Da qui parte la proposta di Froome di abolire le bici da cronometro. Una proposta decisamente forte, se si pensa che chi l’ha fatta ha goduto per anni delle tecnologie all’avanguardia del Team Sky. Ma al di là di questo, cerco di non farmi condizionare da chi ha fatto la proposta e penso che ci siano degli spunti interessanti.

Credo che sia errato bloccare il progresso tecnologico e lo studio aerodinamico legato a nuove forme e nuovi materiali. Come accade per la F1, i cui investimenti nella ricerca dell’efficienza e della sicurezza vengono poi applicati anche sulle automobili di serie, anche il progresso tecnologico del ciclismo finisce, a cascata, sulle biciclette che usiamo noi amatori.

Esiste tra l’altro, già oggi, una regola UCI che impedisce di utilizzare dei prototipi durante le competizioni: ogni componente che i corridori utilizzano in gara deve essere messo sul mercato nei mesi successivi a disposizione di tutti. Per questo oggi puoi comprare, se proprio lo desideri, un manubrio uguale a quelli utilizzati da Van Aert e Roglič, disegnati su misura in galleria del vento usando degli ‘androidi’ perfettamente identici ai due campioni, creati per le crono del Tour de France 2021. Prezzo: 30.000€ circa.

Lasciando perdere il discorso prettamente tecnico, la mia opinione è che andare in bicicletta senza vedere la strada sia assurdo, contro ogni logica dello sport e della passione. Non importa che tu sia un pannolato o Pogačar. Non importa se esiste la possibilità di essere manovrato come un joystick dall’ammiraglia o se puoi comprare un Garmin con il radar.

Per questo prenderei la proposta di Froome come spunto iniziale per intavolare una bella discussione, che potrebbe poi portare a una soluzione condivisa di compromesso, come ad esempio aumentare l’altezza minima del manubrio o diminuire la differenza tra sella e manubrio.

Tanto, a parità di posizione, vincerebbe comunque Ganna.

Ganna che, proprio recentemente, ha messo nel mirino il record dell’ora, la cui storia mi riporta alla mente una delle più grandi ingiustizie sportive del ciclismo: per anni fu concesso ai corridori di competere con biciclette ‘al di fuori dell’ordinario’, come la Espada di Indurain e la bici-lavatrice di Graeme Obree. Peccato che poi quei record furono cancellati con un colpo di spugna.

Ma il grande Miguelon avrebbe battuto il record anche con una bicicletta tradizionale…

Pubblicato da papà Gianni

Cantastorie

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