Il Ghisallo è una delle salite più famose d’Italia, meta di pellegrinaggio ciclistico da tutta la penisola. Salita epica del Giro di Lombardia fin dal 1919, ha visto i più grandi campioni darsi battaglia e raggiungere in vetta una cappellina dedicata alla Madonna, la ‘Madonna del Ghisallo’, patrona dei ciclisti. La chiesetta si è riempita nei decenni di cimeli donati dai campioni, fino quasi a esplodere. Non a caso, dal 2006 esiste anche un museo, più adatto a esporre la quantità industriale di materiale che arriva costantemente.
Fatta questa doverosa precisazione, vi svelo un segreto: il Ghisallo è una salita del cavolo :).
Chi si fa molti chilometri aspettandosi una specie di Stelvio o un’Alpe d’Huez non può che restare deluso. Partenza da Bellagio, che senz’altro è un paese da visitare, ci si inerpica in una strada assolata e trafficata con pendenze dure per circa tre chilometri, poi spiana per un paio di chilometri prima dell’ultimo tratto, ancora al sole e ancora pendente, che porta al Santuario. Niente di che, detto da uno che l’ha fatta almeno quindici volte nella sua vita.

Per chi si trova in zona e preferisce godersi una salita circondato da alberi, alpeggi e senza le auto, suggerisco il Superghisallo; dopo la prima parte della salita del Ghisallo, giunti a Guello, seguite le indicazioni per il San Primo nei pressi di una cappellina. Basteranno poche decine di metri per immergervi in un paesaggio tranquillo e splendido. E anche la salita non scherza: in tutto sono circa 10km con una pendenza media del 9%. Una volta in cima si può mangiare il famoso ‘Toc’ in uno dei rifugi e proseguendo a piedi fino alla vetta del San Primo si gode di una vista meravigliosa.
Poi potete scendere da Pian Rancio e vi troverete comunque al Santuario per la classica fotografia di rito, magari #attraversounaruota.
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