Torno, tristemente, a parlare di sicurezza.
Ieri, nella mia provincia, c’è stato un incidente che ha visto coinvolte un’auto e una bicicletta. Dinamica non chiara, impossibile determinare le responsabilità, ma come sempre ad avere la peggio è stato il ciclista, di 50 anni, ricoverato in ospedale in codice rosso. Illesa, fortunatamente, la bimba di 5 anni che portava nel seggiolino.
Generalmente, in occasioni di questo tipo, quando i quotidiani locali riportano la notizia sui social, si scatenano gli hater delle due ruote. In questo caso, visto il coinvolgimento di una bimba, un pizzico di buon gusto residuo ha frenato gli attacchi preconcetti al ciclista.
Ma non tutti.
Spicca il commento di un utente che chiede nientepopodimeno una legge che vieti l’uso delle biciclette e dei monopattini sulle strade. Non pago dell’incommentabile stupidata che ha scritto, ha rincarato la dose con il solito commento stereotipato e generalizzato in cui dice che i ciclisti (li conosce uno per uno) non rispettano mai (è dotato di telecamere in tutto il mondo) le regole della strada.
C’è un papà che lotta per la vita in un ospedale. C’è una bimba a casa che lo aspetta. E c’è un tizio, che ahimè è in buona compagnia, che dà per scontato che sia stato il ciclista ad essersela cercata.
La mia prima figlia ha 5 anni ed esco ogni giorno in bici con lei nel seggiolino. Se quando esco da solo sto attento, quando esco con lei sto ancora più attento e soprattutto vado molto più piano.
Anche io sono di parte, ma faccio veramente fatica a pensare che un padre con la propria bimba nel seggiolino faccia qualcosa di avventato o pericoloso. Non posso ovviamente colpevolizzare o scagionare nessuno a prescindere, desidero solo con tutto me stesso che aumenti la consapevolezza che sulla strada ci sono anche i ciclisti, che rappresentano la parte più fragile.
Ma in questo momento niente è veramente importante. L’unica cosa che conta è che possa al più presto tornare a casa dalla sua bambina.