19a TAPPA GIRO D’ITALIA: SULL’ALPE DI MERA È ANCORA YATES. IN DECEUNINCK QUALCUNO SI STA MANGIANDO LE MANI

Oggi vi risparmio i primi 80km e 2 ore di corsa. Non è successo nulla, a parte la solita partenza a razzo, la solita fuga e la Bike Exchange di Simon Yates e la Deceuninck di Almeida (che strano definire la Deceuninck di Almeida) che tengono controllati i fuggitivi a circa 3 minuti.

L’ultima salita è l’Alpe di Mera, salita dura con ultimi 5km ancora più duri. Si deciderà tutto lì. Guardando i big pedalare in gruppo, devo dire che Bernal non mi fa una buona impressione. Ci dà già dentro con le spalle e mi sembra un pelino storto. Prometto che non cancellerò questa frase se Egan (come spero, visto che gli voglio bene) oggi farà una grande prestazione.

Ai -60 E poi si mette davanti Remi Cavagna, detto TGV mica per niente, e spezza in due il gruppo. Daniel Martinez, ultimo uomo in salita per Bernal, resta nel secondo gruppo ed è costretto a mettere alla frusta i suoi uomini per tornare sotto. Ganna e Puccio chiudono il buco, ma correre questo Giro è come accudire un bimbo di 10 mesi: non ci si può distrarre mai.

[Una volta per errore un corridore ciclista vinse una toppa invece di una tappa. Bel premio per un vincitore.
Alla vista di quello straccio lui corse dalla giuria: “Che cosa ne faccio?”.
“Una toppa è utilissima” gli fanno osservare, “puoi metterla sui gomiti sui ginocchi, dove ti pare!”
Se poi vinci altre toppe e le cuci per benino avrai per Carnevale un costume da Arlecchino”.]

Il giro passa da Omegna, qui sopra il mio omaggio a Gianni Rodari, che nacque proprio qui. Scrisse, magistralmente, anche di biciclette.

AI -45 i corridori affrontano il Passo della Colma, 6.5km a poco più del 6% di pendenza media. Troppo poco per aspettarsi che in gruppo succeda qualcosa. Non manca il coraggio ai corridori, come qualcuno pensa, ma nel ciclismo di oggi vanno tutti più veloce e fare le imprese è ancora più difficile di prima, soprattutto quando le salite sono pedalabili e vengono affrontate ad altissima velocità e quando, successivamente, seguono km in falsopiano come oggi.

Eccoci all’Alpe di Mera. I fuggitivi hanno meno di trenta secondi di vantaggio e nessun nome del calibro di Dan Martin, zero speranze per loro. Il gruppo la prende come si prende una volata, con i treni dei big che occupano tutta la sede stradale. Ma qui non mancano 200 metri, ma 10 interminabili chilometri. In pochi km i fuggitivi vengono riassorbiti, uno per uno, sotto l’impulso dell’ultimo omino di Almeida, Knox. Ai -7 Almeida resta solo e allunga, per ora l’Ineos lascia fare.

E poi partono tutti insieme Yates, Caruso, Vlasov e Bennett e riprendono Almeida. Bernal ha ancora due uomini e non risponde. Accelera ancora Yates e se ne va; stanno per entrare nella parte veramente dura. Bernal ha circa 20 secondi di ritardo. Dal gruppo maglia rosa esce anche Carthy. Bernal sembra soffrire, ma l’unico che sembra in grado di infliggere distacchi importanti è Yates. Quando tocca a Martinez recupera in poche pedalate il gruppetto di Caruso, a quel punto Vlasov allunga su tutti e si butta all’inseguimento di Yates. Ma Martinez oggi è da podio e lo va a riprendere. Yates in questo momento, mancano 3km al traguardo, ha circa 30 secondi di vantaggio sul gruppo maglia rosa, dal quale si stacca Carthy.

A 2.5km dal traguardo Martinez si sposta e Bernal allunga il passo; solo Almeida tiene il suo passo e Yates è sempre più vicino. -2 e ancora 20 secondi per il britannico. Caruso, che te lo dico a fare, non molla mica. È staccato, ma è lì. Ultimo km, Almeida vuole la tappa e aiuta Bernal, fino addirittura a staccarlo, ma Simon pedala ancora bene e vince alla grande.

Secondo arriva Almeida, Bernal arriva a 25 secondi, poi Caruso e Vlasov subito dopo. Poi arrivano Martinez e Dan Martin. Foss, Bardet e Carty arrivano a 1.30. Distacchi non abissali ma ancora due segnali: Egan Bernal non è più il più forte, in casa Deceuninck devono mangiarsi le mani pensando alle volte che hanno fermato Almeida per aspettare Evenepoel.

Riuscirà domani Yates a stroncare Bernal? Una cosa è certa: io non potrò fare la cronaca perché sarò proprio lì, sull’Alpe di Motta, ad aspettare i corridori, in maniera particolare uno: Vincenzo Nibali.

Pubblicato da papà Gianni

Cantastorie

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