Ormai le partenze al Giro d’Italia sembrano le ripartenze della Formula 1 dietro Safety Car. Appena la macchina dell’organizzazione si sposta, i corridori fanno una sparata pazzesca per portare via subito una fuga. Dalle immagini dall’elicottero appare inoltre evidente che il gruppo non è più così folto, questo giro ha portato moltissimi corridori al ritiro. La prima sorpresa, almeno per me, è che Evenepoel è partito. Avevo preso un granchio prevedendo il suo ritiro, ma ne sono felice.

Oggi si arriva a Sega di Ala, salitone di 11km al 10%. Prima i corridori affronteranno il Colle San Valentino, salita meno dura ma lunga 16km, non banale. Una tappa duretta insomma, da quattro stelline su cinque secondo gli organizzatori. Comunque va via, come sempre, una fuga bella numerosa. Tra gli altri, Daniel Martin, che in classifica è 12esimo a 15 minuti e Gianni Moscon della Ineos. Che ci fa lì un uomo della maglia rosa? Day off?
Tanto per iniziare alla Ineos va due volte bene: può giocarsi la tappa e non fare troppa fatica. E infatti, poco dopo, appare la Bike Exchange in testa al gruppo che mantiene il vantaggio dei fuggitivi tra i 4 e i 5 minuti. Yates si è preso una miciola sul Giau, ma è risaputo che col freddo non va, oggi c’è il sole e forse vuole riscattarsi.
Ai -50 la strada inizia a farsi complicata e alla fuga son rimasti poco più di 3 minuti di vantaggio, effetto del rush del gruppo per prendere il San Valentino nelle prime posizioni. C’è un po’ di vento; il vento è nemico degli attacchi, perché a ruota si sta ancora meglio. Curioso vedere i Bike Exchange davanti a menare e Simon Yates, il capitano, in ventesima posizione del gruppo, comunque già più avanti rispetto al suo solito. Dopo pochi km di salita, a Bernal sono rimasti solo due alfieri: Martinez e Castroviejo. E mancano ancora 45km al traguardo.
Dan Martin, vedendo scendere il vantaggio, non si rassegna e accelera. Solo Moscon e Pedrero tengono le sue ruote, la maglia azzurra del GPM (la preferivo verde) Bouchard insegue e li riprende poco prima del GPM e sprinta, lui deve prendere punti su questa salita e poi tirerà i remi in barca. Nel gruppo riappare misteriosamente Remco Evenepoel che si era staccato a inizio salita. Bravo Remchino.

Inizia la lunga e tecnica discesa che precederà un breve tratto di pianura controvento e la salita decisiva a Sega di Ala. Fora Ciccone, Nibali e Gebreigzabhier si fermano ad aspettarlo e lo riportano sotto. Ennesima dimostrazione, per altro inutile, di signorilità e professionalità per Vincenzo. Ma poi i Trek esagerano a volerlo riportare subito davanti e (è la mia impressione non corredata da immagini), innescano una brutta caduta, che vede coinvolto, oltre ai tre Trek (non i trettrè) anche Evenepoel. Evenepoel in realtà avrebbe potuto evitare la caduta, ma si è spaventato ed è finito da solo sul guard rail. Si è ferito, resta fermo un po’ e poi riparte tutto bendato. Ciccone risale subito sulla bici ma ha qualche problema meccanico e perde tempo prezioso. Deve recuperare 45 secondi.
Nel tratto in pianura tra le due salite il vantaggio dei primi è sotto il minuto e mezzo, anche grazie a una sparata dei Deceuninck. Difficile che arrivino. Ciccone cambia la bici e riesce a rientrare utilizzando le scie delle ammiraglie. Ma non gratis, ha sprecato tante energie e perso i suoi compagni. Inizia l’ultima salita, la più dura. Mancano poco più di 10km al traguardo.
Nella prima parte della salita Martin si ritrova solo e, nonostante la sua faccia sembri sempre dire sia prossimo a un attacco di cuore, guadagna anche sul gruppo, che per ora procede serenamente guidato da Castroviejo. Eppure si stacca Vlasov da circa 25 corridori, questo ragazzo è molto promettente ma ancora abbastanza incostante. Gli fa presto compagnia Ciccone, che ha speso troppo nelle fasi precedenti. Peccato per Giulio.
Ai -5 vanno in difficoltà Bardet e Carthy, e davanti c’è ancora Castroviejo a tirare. Troppo facile così e non basta, perché la Ineos ritrova Moscon che si mette in testa al gruppo. Poi attacca Almeida e lo lasciano andare, in classifica è lontano. Ma quando attacca Yates, ovviamente Bernal si muove come un’ombra. Caruso non può rispondere, salirà col suo passo. Yates va su a scatti, poi si ferma e riparte. Lo fa due-tre volte, sta cercando un modo per mettere in difficoltà la maglia rosa. E, incredibilmente, funziona, perché Bernal va in difficoltà e si pianta!
Yates e Almeida, da soli, inseguono Martin. Caruso riprende Bernal guidato così così da Martinez. Nell’ultimo km Almeida stacca Yates ma è troppo tardi. Grandissima vittoria per il trentaquattrenne irlandese, che dopo oggi ha vinto una tappa in tutti e tre i grandi giri. Secondo arriva Almeida, terzo Yates che ha staccato la maglia rosa di 52 secondi. Alla spicciolata tutti gli altri, molto lontano Hugh Carthy, negli abissi Ciccone.

Una delle (tante) cose belle del ciclismo è che oggi è sempre diverso da ieri e da domani. Il giro non era chiuso dopo Zoncolan e Giau, ma oggi è più aperto. Ecco la nuova classifica.
