Appena conclusa la prima tappa impegnativa del Giro d’Italia 2021, che prevedeva, in condizioni climatiche proibitive, 1800m di dislivello negli ultimi 100km e la salita finale di Sestola, 4km al 10% di pendenza media con punte del 16%. Per usare un termine tecnico, una salita bastardissima.
Ti puoi allenare quanto vuoi, ma quando le pendenze vanno in doppia cifra ti ritrovi catapultato in un altro pianeta, quasi un altro sport. Non pedali, arranchi; la bici non scorre, continui a premere sulla leva del cambio, ma hai già il rapporto più agile. Alla fine ti fermerai e farai girare la ruota a vuoto per controllare che i pattini (o il disco) non tocchino sulle ruote.
Prima della partenza, ancora una volta il povero Ganna ha dovuto ricordare a tutti coloro che lo vorrebbero vincitore di un grande giro che lui vorrebbe tanto difendere la maglia rosa, ma i suoi 84kg non sono per niente d’accordo e oggi la perderà. Sempre rivolgendomi a quei profani insistenti, ricordo che se Ganna non pesasse 84kg non sarebbe il fenomeno a crono e su pista che è attualmente. Teniamocelo così per favore!
Inizia la gara e già le immagini vanno e vengono. Maturano nuove tecnologie, ma quando piove e si va in montagna non è cambiato molto negli ultimi 50 anni: telecamere fisse sull’arrivo con ignari che camminano avanti e indietro, anche se mancano 4 ore. Il freddo e la pioggia rendono duri questi primi chilometri pianeggianti; il corpo deve mantenere la temperatura corporea e spreca calorie aggiuntive per scaldarsi. Per non parlare delle energie nervose per restare in equilibrio ed evitare scivolate. Anche quelle contano.

Quando tornano le immagini, in fuga c’è un gruppone folto di seconde linee, ma con tante squadre rappresentate. Dopo quanto successo ieri, con la sorprendente vittoria di Taco Van der Hoorne partito al km 0, le fughe fanno un po’ più paura. Nel gruppo tira proprio Ganna. Che strano vedere la maglia rosa in testa al gruppo a 120km dal traguardo.
Poi le immagini spariscono ancora, a lungo. Si inizia a temere che sia così fino alla fine. AI -75 tornano e in testa al gruppo c’è ancora la maglia rosa Ganna, che sta tirando da 50km e ne farà molti ancora: una bestemmia per qualcuno, la normalità se corri per una squadra come la Ineos Grenadiers.

Poi l’organizzazione suggerisce ai direttori sportivi di andare piano perché la strada è scivolosa. Il gruppo obbedisce, la fuga fa orecchie da mercante e il vantaggio sale a oltre 8 minuti; arriverà al traguardo. Ai -40 c’è un tratto duro, chiamato ‘Il Muro dei Matti’, dove non succede nulla per gli uomini di classifica ma Ganna si lascia sfilare e presto saluterà la combriccola. Da questo momento, pur indossandola, non è più la maglia rosa del Giro d’Italia 2021.
Ai -25 la Bahrein si mette in testa a fare il forcing, significa che Landa e Pello Bilbao stanno bene. Il gruppo si sfilaccia, ma il bello deve ancora arrivare. Ci si avvicina all’ultima salita, quella decisiva, quella bastardissima. In pochi chilometri il vantaggio della fuga si dimezza, ma dovrebbe bastare. La vera corsa, però, è qui dietro.
Inizia finalmente l’ultima salita, la prima cartina tornasole di questo Giro d’Italia. Vengono su come un furia, il primo big a cedere è Almeida. Il primo ad attaccare è Giulio Ciccone che qui vinse nel 2016, mentre là davanti Dombrowsky si invola verso la vittoria di tappa e De Marchi verso la maglia rosa. Il primo vero big a provarci è però Landa, che scatta e subito prende un discreto vantaggio. Rispondono presente Vlasov, Carthy e Bernal, quest’ultimo dimostra di avere una grande gamba. Evenepoel, con Formolo, Caruso, Yates e Bardet prendono una ventina di secondi. Buchmann, Hindley, Soler e Nibali più di 40. Almeida è già fuori dai giochi.
Questi i primi verdetti di un giro appena iniziato; per ora godiamoci Alessandro De Marchi in maglia rosa.