Già alla Liegi Bastogne Liegi del 2020 qualche dubbio l’avevamo avuto, in quello che fu uno dei finali più strani della storia del ciclismo. Volata a 5, con il campione del mondo Julian Alaphilippe grande favorito, che però ne combinò due in pochi metri: prima ostacolò Pogačar e Hirschi e poi alzò le mani convinto di aver vinto senza accorgersi di Roglič che lo superava sulla destra.
Fu declassato in quinta posizione (ultimo del gruppetto di testa), ma soprattutto fece la figura del galletto strafottente. Cosa che tra l’altro, per chi lo conosce, proprio non è. Alaphilippe è un corridore estroso e simpatico, ma non un estremo rispetto per compagni di squadra e avversari, tanto da guadagnarsi stima e affetto da tutto il gruppo.
La Liegi 2020 la vinse quindi Roglič in maniera a dir poco rocambolesca. Perché in quella volata, secondo pronostico, sarebbe stato battuto sicuramente da Alaphilippe e Hirschi, mentre ancora non si conoscevano le capacità di Pogačar.
Proprio Pogačar dichiarò che senza la scorrettezza avrebbe potuto vincere e questa sua dichiarazione lasciò un po’ sorpresi e dubbiosi. Ma i ‘se e i ma’ nel ciclismo come negli altri sport sono inutili e quindi archiviammo la cosa senza una possibilità di controprova.
A distanza di un anno ciclistico (qualche mese solare), il destino ha voluto dare a Pogačar la possibilità di dimostrare di non aver detto una spacconata.
Dopo 259 km non proprio entusiasmanti, si giocano la vittoria lo strepitoso Alejandro Valverde (pettorale 41 come i suoi anni e già 4 Liegi vinte in passato), Alaphilippe, Gaudu e Woods.
Se mi avessero chiesto di stilare la classifica dei più veloci avrei detto: Alaphilippe, Valverde, Woods, Pogačar e Gaudu, anche se, a quel chilometraggio, le capacità di fondo e le energie residue sono una variabile importante.
Ultimo km, io tifo Valverde che è mio coetaneo. Ma età, esperienza e furbizia non vanno sempre di pari passo e si fa infinocchiare dai giovanotti del gruppetto, che lo mettono in testa e non si schiodano dalla sua ruota. Don Alejandro rallenta quasi fino a farsi riprendere dagli inseguitori, ma nessuno abbocca e quindi lancia lo sprint in condizione di doppio svantaggio: in prima posizione e da fermo, dove l’esplosività muscolare di un giovane conta più della velocità di punta.
Gaudu lo supera, Woods lo affianca, ma quando parte Alaphilippe sembra avere non una, ma due marce in più. Ma negli ultimi 50 metri, con facilità impressionante, ecco Pogačar in versione Cipollini che salta il campione del mondo e vince, a 22 anni, la sua prima classica monumento.
Taddeo, avevi ragione tu. Avresti potuto vincere anche lo scorso anno. E sei un fenomeno vero. Hai già vinto un Tour, hai fatto un podio alla Vuelta, vinci le corse di una settimana, le cronometro e sei competitivo pure nelle classiche. E chi ti ferma?
Chapeau.